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La pizzica salentina

La pizzica salentina

Le origini di un rito che fa bene all'anima

C’era una volta una terra magica e di confine, popolata da gente umile e calorosa, attaccata alle tradizioni e abituata alle fatiche e alle insidie del lavoro dei campi. Tra i pericoli più temuti figurava sicuramente la tarantola, ragno oscuro e minaccioso che si accaniva sulle donne intente alla mietitura, portandole col suo veleno in uno stato di catalessi. Le antiche comunità contadine, però, conoscevano un rimedio infallibile: una danza incantata e terapeutica che, coi suoi ritmi ossessivi e concitati, guariva le malcapitate, offrendo a chi le accerchiava un modo per evadere dalle costrizioni sociali. Oggi il tarantismo non esiste più ma, in quella terra arsa dal sole, abitanti e turisti rivivono ogni anno lo stesso miracolo: quello della pizzica salentina, che mantiene intatto il suo “incantesimo di carattere musicale”. Un piccolo assaggio di ciò che rappresenta questo fenomeno sperando che, trovandovi in vacanza nel Salento, vogliate assistere e partecipare ad una delle tante rappresentazioni di ciò che è molto più di una danza. Chi partecipa a un’esibizione di pizzica ne viene inevitabilmente rapito: i tamburelli, che con la loro cadenza ipnotica sembrano imitare il battito del cuore, finiscono per esaltare lo spettatore il quale, progressivamente, viene invaso da un’energia incontenibile. Non a caso, ad ogni concerto si ripete la stessa sbalorditiva dinamica: all’inizio ballano soltanto gli aficionados, quelli che, ad ogni sagra o evento, si appostano strategicamente sotto al palco per assicurarsi che il “morso del ragno” giunga loro con tutta la sua potenza. Alla fine, a scatenarsi è l’intera piazza, compresi i timidi e gli inesperti. Perché la pizzica travolge ed è davvero difficile restare indifferenti. Questa forza esplosiva, che si ripete ad ogni raduno, viene da molto lontano, probabilmente dall’antica Grecia e dai suoi febbrili culti dionisiaci. Tuttavia, la pizzica odierna, detta in modo canonico pizzica pizzica, va sicuramente inquadrata nella famiglia delle tarantelle e, quindi, in quel variegato insieme di danze sviluppatesi in età moderna in tutto il Meridione. Infatti, benché oggi venga considerata tipica del Salento, fino agli anni Settanta interessava anche la Puglia centrale e la Basilicata. Nonostante l’attuale connotazione folcloristica, la pizzica inizialmente era soprattutto uno strumento curativo: come già accennato, la sua funzione consisteva nel guarire le donne pizzicate dalla tarantola, sostituendosi alla medicina tradizionale che, di fronte alle convulsioni isteriche provocate dal ragno, si dimostrava del tutto inefficace. Stando agli studi dell’antropologo Ernesto De Martino, però, questa è solo una parte della verità: le orchestrine composte a cerchio, l’incitamento dei compaesani e i movimenti forsennati protratti all’infinito erano spesso diretti ad alleviare morsi del tutto simbolici. Il veleno delle tarantolate, in questi casi, non era altro che un disagio interiore, dovuto a traumi personali o malesseri sociali. La terapia, comunque, non mutava in quanto la musica era l’elemento predominante e serviva a trascinare la donna in uno stato di trance, proprio come nei riti sciamanici. I violini e i tamburi la incitavano ad identificarsi col ragno che l’aveva punta mentre lei, sdraiata, scalciava come per liberarsi da una possessione. In seguito, vinte le convulsioni che la inchiodavano a terra, si alzava in piedi e ballava ininterrottamente finché, stremata, ricadeva al suolo, ottenendo così l’agognata grazia di San Paolo. Il ballo, infatti, ripercorrendo simbolicamente il gesto di schiacciare la tarantola, si affiancava all’abitudine di tracciare il segno della croce sul morso e a quella di bere l’acqua benedetta del pozzo di Galatina nel riprendere esattamente gli insegnamenti del discepolo, in un processo che, con l’avvento del cristianesimo, aveva finito per coincidere con la scacciata del maligno.

Vieni a ballare in Puglia: i modi e i luoghi della pizzica salentina

Da rito pagano a cerimoniale cristiano, a elemento di un folklore che sta vivendo una nuova giovinezza: la pizzica, oggi, raduna nelle piazze centinaia di migliaia di persone e, sicuramente, gran parte del merito va alla popolazione salentina che, gelosa e orgogliosa delle proprie tradizioni, fa di tutto per mantenerle coerenti e vitali. A provarlo, tanti corsi e laboratori gratuiti che alcuni comuni della penisola più a est d’Italia organizzano per tramandare le regole e le tecniche delle diverse tipologie di danza. Tra queste, si ricorda la taranta che, ballata con sottofondi musicali invocanti l’aiuto di San Paolo, recupera fedelmente la tradizione e, ancora, la pizzica scherma o danza delle spade, una variante basata sulla presenza di soli uomini, i quali mimano un combattimento per mezzo di coltelli, esibendo nel corso della sfida la loro agilità e prestanza fisica. Ma, sicuramente, la forma più amata e diffusa ai giorni nostri è quella denominata pizzica de core. Interpretata da una coppia che non si tocca mai se non con infuocati sguardi d’intesa, questa pizzica è una vera e propria danza di corteggiamento. A condurla è la donna che, sventolando provocatoriamente un fazzoletto rosso emblema del suo amore, stuzzica il partner fingendo di porglielo, per poi subito ritrarsi, in un perpetuo gioco di seduzione. Ovviamente, in questo tipo di danza non ci sono schemi predefiniti: chi balla segue l’istinto, va dove lo porta il cuore, proprio come fanno i tantissimi profani che, ogni anno, si fanno trasportare dal ritmo alla Notte della Taranta. Giunto ormai alla sua diciannovesima edizione, il più importante festival europeo dedicato alla musica folcloristica si conferma tale stagione dopo stagione, grazie ad una formula collaudata e vincente: oltre alla gratuità, a renderlo veramente unico è un calendario che di volta in volta si presenta sempre più ricco di coinvolgenti attrazioni le quali, per giunta, sono disseminate in tutto il Salento. I paesini interessati si animano con le esibizioni dei migliori gruppi del panorama locale e internazionale per l'intero mese di agosto. Il pezzo forte, comunque, rimane sempre il grande concerto finale di Melpignano che, coi suoi special guest e con i progetti che mixano artisti e generi diversi, promuovendo un’inedita fusione tra linguaggi musicali, l’anno scorso ha portato nella Capitale della musica salentina oltre duecentomila persone. Forse, però, l’evento che riflette meglio l’originale spirito della pizzica è la festa di San Rocco a Torrepaduli, definita da Giovanni Pellegrino la notte più significativa dell'estate salentina. Organizzata ogni estate a cavallo del Ferragosto, la poetica celebrazione famosa per la danza delle spade presenta sicuramente un’atmosfera più raccolta di quella di Melpignano ma, proprio per questo, per certi versi maggiormente suggestiva. Capace di unire sacro e profano, resuscitando le contraddizioni dell’antica civiltà contadina, la manifestazione, oltre alla pizzica, include una serie di messe che si susseguono ininterrottamente fino all’alba. Dunque, non meravigliatevi se, partecipando alla funzione delle cinque, vedrete tanti giovani appena tornati dai balli e ancora in preda ad un’incontenibile euforia. Il sacerdote sarà il primo a sorridere, di fronte alla concretizzazione di un celebre versetto di Isaia: “Signore, hai mutato il mio lamento in danza”.

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