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Le caratteristiche di Martina Franca (Taranto)

Le caratteristiche di Martina Franca (Taranto)

Un borgo antico pieno di bellezza e leggende

Grazia ed eleganza, delicatezza e luminosità: le caratteristiche più affascinanti del rococò si ritrovano anche nella cittadina che, stando a Cesare Brandi, rispecchia questo stile più di ogni altra località meridionale. Parliamo di Martina Franca, un crogiolo d’arte e cultura fiorito sui colli orientali delle Murge, alla stessa distanza dallo Ionio e dall’Adriatico. Famoso per il tipico paesaggio rurale costellato da masserie e trulli, il popoloso centro tarantino, se è possibile, lo è ancor di più per l’incantevole centro storico. Non a caso, lo stesso Brandi ha sottolineato che, “pur col suo anonimato architettonico, Martina non è anonima: ogni cosa sembra firmata da un artista gentile e modesto che ha preferito lasciarvi solo una data” insieme, probabilmente, ad anima e cuore. Insomma, se siete in vacanza nel Salento, vi consigliamo di non perdere l'occasione di visitare questa perla luminosa, questo concentrato barocco che si arricchisce con eventi di diverso genere durante tutto l'anno. La storia di Martina Franca si impone al visitatore ancora prima che quest’ultimo varchi le sue mura. Nata intorno al 1300, la cittadina fondata da Filippo I D'Angiò venne infatti edificata all’interno di un baluardo difensivo arricchito da possenti torri di guardia, molte delle quali mantengono tuttora l’assetto originario. Fra quelle a pianta circolare si ricorda la Torre della Seta, nota per l’aneddoto del valoroso cacciatore che, nel corso dell’assedio dei Cappelletti datato 1529, l’avrebbe scelta come nascondiglio per sconfiggere un soldato nemico che sparava all’impazzata sui martinesi. Il bastione che circonda la città si caratterizza anche per le svariate porte d’ingresso, come la Stracciata, la Porta di S. Francesco, quella del Carmine e, soprattutto, lo scenografico Arco di S. Stefano. La sua volta a tutto sesto esibisce la raffigurazione plastica di San Martino equestre, posta nel punto più alto della costruzione quasi a volersi assicurare la protezione del patrono che, già in passato, avrebbe salvato Martina dai mercenari di Fabrizio Marramaldo. Una volta superato l’arco che, con le sinuose volute baroccheggianti, prefigura l’incanto del borgo antico, ecco che si aprono scenari urbanistici di grande impatto. Ancora pochi passi, infatti, e ci si potrà immergere nella magica atmosfera di Piazza Roma, concentrato di stili architettonici che attraversano ben quattro secoli. Qui, intorno alla novecentesca Fontana dei Delfini, opera dello scultore locale Marcomagno, si stagliano fieri il variopinto prospetto di Palazzo Miali, in stile liberty, quello barocco di Palazzo Martucci e, per finire, la facciata solenne del grandioso Palazzo Ducale. Simbolo della svolta culturale della città che, con questa reggia, supera l’arte medievale per approdare all’estetica barocca, l’attuale sede del Comune fu costruita nel 1668 da Petracone V Caracciolo sulle spoglie di un antico castello trecentesco. L’esterno, col suo stile tardo-manieristico, il portale decorato da panoplie e la balconata in ferro battuto sorretta da modiglioni con maschere apotropaiche, è sicuramente degno di nota. A regalare le maggiori emozioni, però, sono le magnifiche stanze interne, come le Sale del Mito, dell’Arcadia, della Bibbia e la Cappella ducale che, affrescate a tempera da Domenico Carella, lasciano letteralmente senza fiato. Ma le residenze signorili che promettono di allietare vista e cuore non finiscono qui: oltre a Palazzo Marino-Motolese e Palazzo Motolese, due giganti del barocco martinese posti uno di fronte all’altro in via Arco Casavola, si ricorda il particolarissimo Palazzo Maggi, il cui prospetto arioso pare quasi una sofisticata quinta teatrale che si apre su via Cavour. Imperdibile, poi, Palazzo Ancona, che l’antica tradizione popolare vorrebbe infestato dai fantasmi. La leggenda ha ispirato anche il romanziere locale Mario Desiati, nel cui libro Il paese delle spose infelici si solleva il dubbio che il raccapricciante mascherone e le due cariatidi giunoniche che campeggiano sulla facciata possano nascondere chissà quali arcani. Come dimenticare, infine, il Palazzo dell’Università, antica sede del Parlamento locale che rende unica Piazza Plebiscito, insieme alla Torre Civica e alla Basilica di San Martino? E, parlando di luoghi sacri, oltre al principale edificio religioso martinese e alla sua facciata in pietra calcarea decorata con l’altorilievo del patrono, è doveroso citare anche la Chiesa del Carmine che, collocata fuori dalle mura, promette di stupire i turisti con un’incredibile veduta della Valle d’Itria.    

Natura e tradizioni da vivere tutto l’anno

Le bellezze di Martina Franca non si limitano ai monumenti antichi o alle casupole rifinite in calce bianca che, nella parte più suggestiva del centro storico, si alternano a ballatoi e scalette, facendosi notare con i tipici tetti aguzzi. Anche le risorse paesaggistiche rurali non temono confronti, grazie al territorio della Valle d’Itria, punteggiato da masserie, trulli col tetto a cono, lamie e cappelle che non si trovano in nessun’altra parte del mondo. Ma, oltre alle architetture esclusive della campagna pugliese, il territorio intorno a Martina vanta scorci naturalistici selvaggi ed aree protette tutte da scoprire.  Per una giornata all’insegna dell’avventura si può programmare una visita alla Grotta di Nove Casedde, dove sono state rinvenuti resti di necropoli o, in alternativa, un’avvincente esplorazione del Bosco delle Pianelle. Qui grandi e piccini hanno mille occasioni di divertimento in quanto è possibile assistere a spettacoli teatrali che hanno come protagonisti d’eccezione fate e folletti, oppure approfittare dello scenario incontaminato per praticare trekking, mountain bike o il sempre più amato birdwatching. Ma gli animali, oltre che in ambienti silenziosi e colmi di quiete, a Martina si incontrano anche in luoghi brulicanti di gente. Per farlo basta recarsi alla tradizionale Fiera della Candelora, l’antico appuntamento ottocentesco che, ogni anno, ad inizio febbraio, ripropone la beneagurante benedizione delle candele, insieme all’immancabile esposizione di bestiame del Foro Boario di località Ortolini. Qualche tempo dopo, durante la quaresima, la città si profuma con i dolci tipici della tradizione pasquale e si anima con i falò e lo sparo della quarantena, un pupazzo dalle sembianze di una contadina, che si brucia per segnare il passaggio dal digiuno all’abbondanza. Bisogna invece aspettare l’estate per tre festival di grido: quello della Ghironda, rassegna itinerante che porta in centro i migliori musicisti e interpreti della cultura popolare provenienti dai cinque continenti, quello del Cabaret, che ogni agosto vede la partecipazione di comici di grido uniti a promettenti esordienti in cerca di un ottimo trampolino di lancio e, da ultimo, il Festival della Valle d’Itria, un appuntamento incentrato su lirica, prosa e musica classica che, nel nostro Paese, è secondo solo al festival di Spoleto. Ma la voglia di ridere e far festa accende Martina anche d’inverno: se l’11 novembre, in occasione delle celebrazioni del santo patrono, si gusta il vino novello accompagnato dalla porchetta e dal mitico capocollo, nel periodo di Santa Cecilia, ricordata il 22 dello stesso mese, si replica con la manifestazione “Perbacco, che vicoli”, dove la passione per i sapori tipici si mescola alla cultura e lo street food viene assaporato in una location esclusiva fatta di viuzze, chiesette e capolavori barocchi e rococò.  

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